Don Luca Mazzinghi, il quale è parroco della chiesa di San Romolo a Bivigliano, sta attualmente scrivendo un diario dalla città di Gerusalemme, dove si trova per motivi di studio dal 2 ottobre. Egli condivide aggiornamenti e riflessioni giornalmente. Tuttavia, la situazione è critica nelle vicinanze di Gaza e Tel Aviv, e don Luca ha menzionato suore italiane che si sono rifugiate da quattro giorni. La situazione attuale è descritta come terribile.
Don Luca aveva inizialmente programmato il suo rientro per il 28 novembre, ma sta valutando se anticipare il suo volo (forse il 10 novembre), affermando di essere in attesa di sviluppi. A seguire pubblichiamo l'aggiornamento del 31 ottobre in cui sono descritti diversi fatti tragici:
Martedì 31 ottobre
Vigilia della solennità di Tutti i SantiIeri, proprio vicino alla mia scuola, sono accaduti due fatti tragici: un colono avrebbe aggredito un giovane quindicenne palestinese; una persona che passava in macchina ha pensato che stesse accadendo il contrario, si è fermata e senza pensarci troppo ha sparato al giovane uccidendolo sul colpo (notizia data da Al-Jazeera, non confermata da fonti israeliane). A 100 mt. dalla mia scuola, poi, un diciassettenne palestinese ha accoltellato una poliziotta, ferendola gravemente; è stato inseguito e ucciso di fronte all’hotel st. George, dietro a dove abito io (abbiamo sentito l’elicottero, sirene e colpi di arma da fuoco; notizia apparsa anche sui giornali israeliani). Sono segni che la violenza si sta estendendo e, soprattutto, che all’interno dei territori occupati la tensione è ormai altissima: basta poco, o da parte dei coloni o da parte dei palestinesi, a scatenare una vera e propria guerra interna ai territori stessi – non bastasse la situazione di Gaza. Ci vorranno anni e anni per sanare un abisso di odio reciproco; un esempio che ho avuto modo di vedere: di fronte al palazzo comunale (non lontano da qui) le famiglie dei 250 ostaggi ancora prigionieri di Hamas a Gaza (tra cui anziani e bambini) hanno riempito la piazza con altrettanti letti vuoti (comprese le culle dei bambini) e con le foto dei rapiti. Nient’altro che questo, e se ne stanno lì in silenzio; un atto di accusa contro Hamas, ma anche contro il governo israeliano.
Bene, una suora palestinese che ho avuto modo di incontrare ha commentato: quella gente dovrebbe piuttosto preoccuparsi di quel che succede a Gaza. Questo per dire che neppure da parte cristiana si rispetta il dolore di chi non ha alcuna notizia dei propri cari… l’altro – chiunque sia – è ormai il “nemico”; ma così non si arriva purtroppo da nessuna parte.
Ma oggi mi sono concesso una mattina libera; da ieri il parco nazionale degli scavi del monte Ofel è di nuovo aperto. Confesso che era una delle mete che avevo messo in programma, perché non l’avevo mai visto. Sono scavi nuovissimi. Siamo sulla collina dell’Ofel, ovvero proprio sotto il monte del Tempio, appena a sud della città vecchia, di fronte alla valle del Cedron. E’ possibile visitare adesso gli scavi della primitiva città dell’epoca di David e Salomone, il primo nucleo della attuale Gerusalemme. All’interno della collina, dopo aver visitato i resti della parte più antica di Gerusalemme, c’è un pozzo verticale (il pozzo di Warren, l’archeologo che lo scoprì) che conduce a sua volta a una enorme cisterna sotterranea e ancor più giù a due tunnel che servivano a portare l’acqua dalla sorgente di Ghicon, l’unica che c’è a Gerusalemme, sul fianco della valle del Cedron, sino alla piscina di Siloe. Si possono percorrere entrambi i tunnel, uno è sempre allagato perché dopo 2.700 anni funziona ancora ed è il tunnel scavato nell’ottavo secolo a.C. dal re Ezechia (ma si passa, perché ci sono 70-80 cm. d’acqua), l’altro è invece all’asciutto. Io ho fatto questo.
Si arriva così alla piscina di Siloe, che è quella di cui parla Giovanni 9, l’episodio del cieco nato. E’ stata quasi interamente riportata alla luce. Uno dei pochi luoghi nei quali si può dire con buona certezza che Gesù è davvero passato di qui. Dalla piscina si sale attraverso un lunghissimo tunnel, circa 800 mt. di lunghezza e al massimo 150-170 cm. di altezza e non largo più di un metro (davvero sconsigliabile ai claustrofobici), scavato in epoca cananaica, cioè prima dell’arrivo degli Israeliti, probabilmente per ragioni di sicurezza in caso di assedio. E si ritorna così in alto, al punto di partenza. Una bellissima scarpinata archeologica di circa 2 ore, che fa per un attimo dimenticare la situazione in cui ci troviamo (cf. per chi è curioso il sito www.cityofdavid.org.il – anche in inglese). Un tuffo nel passato biblico di Gerusalemme. Dulcis in fundo: non c’era nessun visitatore; c’ero solo io. Alla biglietteria mi hanno detto che siccome il sito è aperto, ma io ero sinora il primo della giornata (!) – e anche l’unico a ben vedere – dovevo solo attendere qualche minuto che la guardia aprisse apposta i cancelli che portano al pozzo di Warren apposta per me…
Infine: lo scrivo qui, così non mi state a telefonare. Vista la situazione e visto che nessuna compagnia aerea vola più su Tel Aviv, tranne El Al, ho trovato un volo (comodo) per Milano con El Al e, se tutto va bene, arrivo a Milano venerdì 10 novembre alle 14.45.
Proverbio finale: “se il Signore gradisce le vie di un essere umano / rappacifica con lui anche i suoi nemici” (Pr 16,7). Per i saggi biblici la via della pace passa attraverso la buona condotta di ciascuno; se le tue vie – il modo di vivere – è gradito a Dio, Dio stesso farà sì che i tuoi nemici facciano pace con te (sottinteso: devi cambiare tu, prima di pretendere che lo facciano gli altri).